Come ebbe origine 70 anni fa il nostro "ponte dell' amicizia"

Quello che vado a raccontare è un avvenimento accaduto 70 anni fa a Volon, un piccolo paese agricolo del comune di Zevio, distante dalla città Verona una quindicina di km.

La famiglia Bonato, composta dal padre Gilio, dalla madre Augusta, da tre figli maschi e due femmine, viveva di agricoltura soprattutto nella coltivazione di frumento, mais e viti.

Nelle seconda guerra mondiale, i tre figli maschi dovettero servire la patria, Angelo e Adelino erano prigionieri in Germania, Amelio in occasione dell’8 settembre riuscì a tornare al paese.

Nel lavoro, Gilio, era aiutato per la maggiore dalla figlia Anna, ma dopo l’arrivo a casa di Amelio, anche lui aiutava quotidianamente il padre.

Proprio in un giorno di lavoro, mentre raccoglievano l’uva, è avvenuto l’incontro con i due soldati Inglesi: Albert Rhoades e George Carter. I due vagavano nelle campagne volonesi  senza una meta e con tanta fame.Amelio, pur non conoscendo la lingua Inglese li avvicinò e riuscì a colloquiare con loro. Capite le difficoltà dei due, Amelio chiese a suo padre di poterli aiutare.

Gilio, non esitò, pensando anche ai suoi figli prigionieri, ospitò Albert e George a far parte della sua famiglia. I giorni a seguire trascorsero tra il lavoro e la vita di casa. La mamma Augusta preparava ottimi maccheroni , polenta , salame e ……

Tutte le sere Albert ascoltava il papà Gilio nella lettura della bibbia. Spesso la tranquillità era interrotta dai pattugliamenti Tedeschi, allora i due Inglesi fuggivano dalla porta posteriore della casa e si nascondevano tra le viti nei campi.

Tutto questo ebbe fine quando a Palù furono uccisi i fratelli Bettili. Albert, capì che per la famiglia Bonato la situazione diventava pericolosa così con Georg decise di allontanarsi. Gilio e Amelio non vollero abbandonarli così pensarono di sistemarli in un luogo nascosto e forse più sicuro per tutti, nella casetta!

Dal quel momento Amelio si incaricò di portar loro il cibo. Dopo qualche giorno, gli inglesi nascosti, non erano più due ma bensì dodici. Nonostante ciò lui continuò la spola giornaliera con i viveri nella bisaccia.Non era un compito facile, sempre molto pericoloso, ma  a ventanni si fa questo ed altro!

Amelio per poterli sistemare nel migliore dei modi, contattò, tramite una persona amica, un alto graduato dell’esercito Bretannico che arrivò nella casetta e parlò con i suoi patriotti.Da lì, per il loro bene, si decise di consegnare tutti i 12 Inglesi ai Carabinieri di Zevio.

Prima della consegna, si organizzò un pranzo per dimostrar loro, ancora una volta, l’amore che la famiglia Bonato aveva per quei ragazzi. Gli Inglesi, scortati dai Carabinieri, furono portati nelle carceri del castello di Zevio.

Da quel momento no si ebbero più notizie. La guerra finì e la famiglia Bonato si chiedeva spesso di quei ragazzi, se fossero tornati a casa tutti, o se fossero morti.

Nel 1960, in un giorno di fine estate, si presentò sulla porta dei Bonato, Alberto….. il bel Inglese che era vissuto da loro.

Alberto, forse il ragazzo più sensibile o forse l’unico ad aver fatto ritorno nella  sua terra, non poteva dimenticare l’amore che aveva ricevuto da quella famiglia Italiana, così ritornò per ringraziare.

Dal quel momento, l’amicizia si rinsaldò ancora di più tanto che ora i figli dei figli mantengono uno stretto rapporto nonostante la lontananza.